Barry Lyndon(da Wikipedia)
E' un film storico/drammatico del 1975, diretto da Stanley Kubrick e tratto dal romanzo di William Makepeace Thackeray, Le memorie di Barry Lyndon.
Nonostante all'uscita nelle sale non abbia riscosso incassi cospicui, il film è oggi considerato un capolavoro del cinema mondiale sotto vari aspetti: regia, scenografia, costumi, colonna sonora e soprattutto fotografia. Per creare un'opera il più possibile realistica, Kubrick trasse ispirazione dai più famosi paesaggisti del XVIII secolo, per scegliere le ambientazioni dei set.[1] Le riprese vennero effettuate nei luoghi in cui il film si svolge: Inghilterra, Irlanda e Germania.[2]
Le scene ed i costumi vennero ricavati da quadri, stampe e disegni d'epoca: per ciò il film ottenne i premi Oscar alla miglior scenografia e per i migliori costumi.[3] Le riprese vennero invece girate con l'ausilio della luce naturale o, tutt'al più, delle candele e delle lampade ad olio per le riprese notturne.[4]
Questa scelta implicò l'utilizzo di lenti rivoluzionarie, studiate dalla Zeiss per la NASA, oltre a nuove macchine da presa messe a punto dalla Panavision.[4]
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito uscì il 18 dicembre 1975,[5] mentre in Italia il 1º gennaio 1976.[5]
Il film è diviso in due parti: Come Redmond Barry acquisì lo stile ed il titolo di Barry Lyndon e Breve resoconto delle sfortune e dei disastri che accaddero a Barry Lyndon.
Redmond Barry (Ryan O'Neal) è un giovane di bell'aspetto di un piccolo villaggio irlandese, che si innamora della cugina, la bella Nora Brady (Gay Hamilton). Nel villaggio, qualche settimana più tardi, sfila un reggimento militare reale, che arruola truppe per la guerra dei sette anni. Durante questa sosta, Nora intrattiene una relazione con uno degli uomini di stanza, il capitano John Quinn (Leonard Rossiter), che oltretutto rappresenta per la famiglia di lei una garanzia economica, dal momento che fa parte dell'esercito regio e disporrebbe di ingenti cifre da elargire per ripianare i debiti del padre della ragazza.
Nora viene dunque spronata a sposarsi con Quinn, ma, durante la dichiarazione di lui, si oppone Barry, il quale non sopporta l'idea del tradimento da parte della cugina. Per mettere fine alla questione, si organizza un duello tra i due contendenti alla mano di Nora. Vince Barry, ma a questo punto a lui toccherà fuggire dal villaggio, per non suscitare le ire dei compaesani e soprattutto dell'esercito stesso, dato che l'ucciso era un ufficiale. In groppa a un cavallo, allora, Barry si dirige, con venti ghinee, alla volta di Dublino, da dove poi cercherà di farsi strada nel mondo dell'aristocrazia.
Lungo il cammino per Dublino, Barry viene fermato in un bosco da due briganti, che lo derubano di tutti i suoi averi e lo lasciano senza cavallo. Squattrinato e senza cavallo, Barry giunge in un piccolo villaggio, dove un soldato sta arruolando uomini per l'esercito inglese. Disperato per aver perso tutto e senza altre prospettive, Barry si arruola nell'esercito. Eppure le difficoltà iniziano a sorgere subito, quando, abituato ai costumi della buona società, Barry si lamenta per la sporcizia di un boccale e ingaggia un combattimento con un soldato di nome Toole.
Dopo averlo battuto, sembra essersi fatto strada all'interno dell'esercito e viene dunque spedito in battaglia. L'esercito si sposta in territorio tedesco, dove si svolge uno scontro decisivo tra le truppe francesi e gli inglesi. Barry viene informato dal capitano del suo battaglione, un suo vecchio amico, Grogan (Godfrey Quigley), che il capitano Quinn, il pretendente di Nora, è in realtà ancora vivo e la vittoria di Barry nel duello (e la sua conseguente fuga) era stata programmata dai familiari della ragazza, i quali non volevano perdere l'opportunità di imparentarsi con Quinn, dato che questi rappresentava una sicurezza economica.
Doppiamente beffato, Barry, il giorno dopo, partecipa con il suo reparto a una sanguinosa battaglia e vede morire, sotto i suoi occhi, Grogan stesso. A questo punto matura la volontà di disertare per fuggire dalla guerra, che potrebbe condurlo con molta probabilità alla morte. Troverà una via di fuga ascoltando due ufficiali omosessuali, che discutono, durante un bagno in un fiume, sul loro amore, ostacolato da una missione di uno dei due: questa consiste nel portare a Brema delle notizie a un generale.
Barry approfitta dello scambio di effusioni tra i due militari per rubare l'uniforme di uno di loro e un cavallo per fuggire, con i documenti dell'ufficiale, verso Brema. Durante il viaggio verso la città, però, non mancheranno gli imprevisti: giunto nel territorio controllato dai prussiani, alleati degli inglesi, viene fermato dal capitano Potzdorf (Hardy Krüger), il quale sospetta che Barry sia un impostore e un disertore. Si offre di accompagnarlo a Brema e lo conduce con sé in una taverna per soldati. Cercando di farlo parlare e ostentando un atteggiamento amichevole, scopre così che Barry dovrebbe portare informazioni al generale Percival Williamson, in realtà morto da più di dieci mesi e quindi ha la prova che sta mentendo. Lo costringe allora ad arruolarsi nell'esercito prussiano, se non vuole rischiare altrimenti di finire sulla forca.
Durante una battaglia cruciale a colpi di cannone e fucile, cui Barry prende parte, il capitano rischia di morire sotto una trave caduta a causa di una cannonata. Barry lo salva e riceve la gratitudine di Potzdorf stesso, il quale, per ricompensarlo, gli affida un incarico di secondo piano e senza alcun rischio: spiare un giocatore d'azzardo di origini irlandesi, lo Chevalier di Balibari (Patrick Magee), del quale si pensa possa essere un informatore per conto dell'Austria.
Durante l'incontro con questi, Barry non riesce a nascondergli di essere irlandese e di essere stato inviato per spiarne le mosse. Lo Chevalier apprezza la sincerità di Barry e dunque lo fa entrare nel mondo del gioco d'azzardo, ed egli, tramite alcuni trucchi, aiuta il suo benefattore in importanti sfide. Dopo diverso tempo, in cui Barry ha continuato a fornire notizie di poco conto al capitano, fugge con lo Chevalier, attraversando svariate corti d'Europa, dove si rende famoso per la sua bravura con la spada e la sua bellezza, che attira diverse donne. Tra queste la giovane Lady Lyndon (Marisa Berenson), già sposata con sir Charles Reginald Lyndon (Frank Middlemass) e con un figlio, Lord Bullington (Leon Vitali), il cui tutore è il reverendo Runt (Murray Melvin).
Alla morte di Reginald, Barry si sposa con Lady Lyndon. Dal matrimonio con la donna, Barry ha un figlio, il piccolo Bryan Patrick Lyndon (David Morley), ma si attira l'inimicizia del figliastro, Bullington, che lo ritiene un uomo inutile e un profittatore.
Passano gli anni: Barry inizia a farsi corrompere dai vizi di corte, mentre Lady Lyndon inizia a vivere passivamente. Il conflitto tra Bullington e Barry si fa sempre più aspro, ma a consolare Barry è l'amore paterno nei confronti di suo figlio Bryan.
Un giorno, Bullington picchia Bryan, perché questi lo stuzzicava durante l'ora di studio: Barry allora si vendica, frustando Bullington. Questi, a sua volta, promette che la prossima volta che Barry lo toccherà, egli lo ucciderà. Durante un'esibizione di Bryan, Bullington mette in atto un piano perfido insieme a Runt, inveendo contro Barry. Questo suscita le ire di Barry stesso, che picchia in pubblico Bully. Bullington lascia per sempre la tenuta dei Lyndon.
Approssimandosi la festa di compleanno di Bryan, Barry gli regala un cavallo, facendosi però promettere dal figlioletto, alle insistenze del quale ha svelato la sorpresa, che non cercherà di vedere il regalo e che comunque non lo monterà da solo, dato che è molto pericoloso. Bryan disobbedisce agli ordini e va a provare il cavallo: questo, imbizzarrito, fa cadere Bryan, che rimane ferito al cranio irrimediabilmente.
Bryan muore, provocando una grave perdita in famiglia. La signora Lyndon tenta il suicidio, e dell'accaduto viene informato il figlio Lord Bullington. Egli decide dunque di ritornare nella tenuta Lyndon, chiedendo soddisfazione per l'affronto subito qualche mese prima. In un pagliaio poco lontano Bullington e Barry si sfidano a duello con le pistole. Al primo tentativo Bullington esplode erroneamente il colpo prima di prendere la mira e non prende Barry che, al suo turno, decide di non sparare al rivale, bensì al suolo. Al secondo tentativo, Bullington, ignorando il gesto di grazia ricevuto, decide di continuare e colpisce Barry ad una gamba, ottenendo soddisfazione.
A Barry viene amputata la gamba. Dopo la sua convalescenza in Irlanda, ritorna in Europa a giocare d'azzardo, senza più, però, la fortuna di un tempo.
Il film termina con la frase:
Fu durante il regno di Giorgio III che i suddetti personaggi vissero e disputarono, buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri ora sono tutti uguali.
Sceneggiatura
Lo scrittore di Le memorie di Barry Lyndon, il libro da cui è tratto il filmDopo Arancia meccanica, Kubrick decise di dirigere un film a cui lavorava da tempo, Napoleon, biopic su Napoleone Bonaparte.[6] Ma dopo il flop di un film simile, Waterloo di Sergej Fëdorovič Bondarčuk, Kubrick abbandonò il progetto,[7] senza discostarsi però dal film storico.[6] In questo periodo gli passò sottomano il romanzo di William Makepeace Thackeray, Le memorie di Barry Lyndon e dunque decise di approfondirlo, iniziando a stendere una prima sceneggiatura. «Mi ha sempre attirato un film in cui il destino del protagonista è già inciso sul primo fotogramma, e non ne avevo ancora fatti, quindi questa fu l'occasione migliore» - asserì Kubrick a proposito della pellicola.[6] Una prima stesura dell'opera non comprendeva molti dei dialoghi e la voce narrante era in prima persona, come nel libro dal quale il film è tratto.[8] A questo proposito, Kubrick disse: «Thackeray usava l'osservatore 'imperfetto' - anche se sarebbe più corretto dire l'osservatore 'disonesto' - consentendo al pubblico di giudicare da sé la vita di Redmond Barry. Questa tecnica andava bene per il romanzo, ma non per un film, in cui hai dinanzi a te una realtà oggettiva per forza! Il narratore in prima persona avrebbe funzionato se il film fosse stato una commedia: Barry diceva il suo punto di vista, in contrasto con la realtà oggettiva delle immagini, e allora il pubblico avrebbe riso per questa contrapposizione. Ma "Barry Lyndon" non è una commedia».[9]
Kubrick riferì di non avere scelto Barry Lyndon, tra i romanzi di Thackeray, a caso: «Ho avuto l'intera collezione delle opere di Thackeray sulla libreria, a casa, per anni. Dovetti leggere i libri svariate volte prima di arrivare a "Barry Lyndon". Prima, ad esempio, mi interessava "La fiera delle vanità", ma la storia era troppo intricata per essere spiegata solo in un film. Oggi ci sarebbero le miniserie televisive, ma non avevo assolutamente l'intenzione di girarne una».[9]
Il regista asserì di amare i personaggi e di aver trovato un modo per non fare perdere l'impatto del libro nel passaggio dalla carta alla pellicola.[9] «Barry Lyndon offriva l'opportunità di fare una delle cose che il cinema può realizzare meglio di qualunque altra forma d'arte: presentare cioè una vicenda a sfondo storico. La descrizione non è una delle cose nelle quali i romanzi riescono meglio, però è qualcosa in cui i film riescono senza sforzo, almeno rispetto allo sforzo che viene richiesto al pubblico».[9][10]
Il cast del film comprende Ryan O'Neal, nel ruolo di Redmond Barry Lyndon (inizialmente assegnato a Robert Redford),[11] Marisa Berenson nel ruolo di Lady Lyndon, Leon Vitali nel ruolo di Lord Bullington, Patrick Magee nel ruolo dello Chevalier di Balibari ed Anthony Sharp nel ruolo di Lord Hallam.
Sharp e Magee avevano già collaborato con Kubrick in Arancia meccanica.[12] In particolare, in un'intervista con Michel Ciment, il regista rivelò le sue impressioni sull'attore protagonista del film, Ryan O'Neal, sino ad allora quasi sconosciuto: «Era l'attore migliore per la parte. Aveva l'aspetto giusto ed ero sicuro che avesse più dote di quanto non ne aveva mostrato sino ad allora. Penso di averci visto giusto, data la sua performance e non riesco ancora neanche a concepire uno che avrebbe interpretato meglio Barry. Ad esempio, nonostante siano grandi attori, Al Pacino, Jack Nicholson o Dustin Hoffman sarebbero sicuramente stati errati in quel ruolo».[9]
Ken Adam si ispirò al Bacio di Hayez per realizzare una delle scene[modifica] RegiaPer il film, Kubrick cercò di essere quanto più realistico possibile,[6] utilizzando sul set solamente candele o lumi ad olio.[4] Tutto ciò per ricreare l'atmosfera tipica del XVIII secolo.[4] A ricreare quest'atmosfera collaborarono anche i quadri di autori come Hayez (Il bacio è riproposto in una scena d'amore tra Barry Lyndon e una sua amante), William Hogarth, Joshua Reynolds, Chardin, Antoine Watteau, Zoffany ed altri, come ha rivelato lo scenografo Ken Adam.[13]
Kubrick rivelò di non avere usato quasi nessuno storyboard, per la realizzazione del film, asserendo che sono poche le riprese provenienti da idee lampanti,[9] aggiungendo che anzi il preparare una scena prima di essere sul set può soltanto danneggiarla: «L'ispirazione giusta viene in un momento e basta. Non c'è alcuna alchimia alle spalle, la si riconosce e ci si ispira ad essa».[9]
L'imbarco per Citera servì come ispirazione per alcuni esterni del film[13]Le riprese durarono 300 giorni, in un arco complessivo di due anni: con un budget di circa 11 milioni di dollari, iniziarono nel giugno 1973 e finirono nel settembre 1975.[11] Per ispirare gli attori, Kubrick faceva ascoltare sul set le musiche che avrebbero fatto da sottofondo, nel montaggio finale, alla scena, come fece Sergio Leone con il cast di C'era una volta il West.[11]
La pellicola venne girata alla Powerscourt Estate, una famosa tenuta del XVIII secolo nella contea di Wicklow, in Irlanda.[14] La casa venne distrutta in un incendio diversi mesi dopo l'inizio delle riprese (nel novembre 1974): per questo il film viene considerato, oltretutto, una sorta di documentario sull'aspetto della dimora prima della sua distruzione.[14] Tra le altre location, il castello di Howard, in Inghilterra (in cui vennero girati gli esterni della tenuta Lyndon), il castello di Dublino, in Irlanda, dimora dello Chevalier e alcuni edifici governativi a Potsdam, vicino Berlino.[14]
Alcune tecniche di ripresa ricollegano direttamente ad altri lavori precedenti del regista: lo zoom ed il grandangolo, elementi-chiave in 2001 ed Arancia meccanica. Inoltre, alcuni elementi riportavano direttamente al cinema muto: «Penso che il cinema muto avesse molte più qualità del cinema sonoro», asserì Kubrick.[9][10] Poi, aggiungendo, disse: «[La scena nel terrazzo tra Lady Lyndon e Barry] è tutta molto romantica, però nello stesso tempo credo che suggerisca quell'attrazione vuota che sentono l'uno per l'altra e che scomparirà con la stessa rapidità. Prepara cioè il terreno a tutto quello che seguirà nel loro rapporto».[9][10]
Con questo film, Kubrick si aggiudicò un BAFTA al miglior regista 1976.[3]
AnacronismiNonostante la cura maniacale che Kubrick usò per i dettagli del film, come del resto per ogni altra sua regia, nel film compaiono tre evidenti anacronismi. Il primo riguarda una cartina geografica che viene mostrata, sulla quale compare un treno a vapore, che però all'epoca ovviamente non esisteva. In una scena successiva, compare un cane di razza Golden Retriever, che però fu allevata solo a partire dal 1899. Il terzo riguarda una frase detta dalla voce narrante che si riferisce al regno del Belgio dopo la scena della morte di Sir Charles Reginald Lyndon. Il Belgio non è esistito prima del 1830.
Alla fotografia lavorarono John Alcott e Stanley Kubrick: Kubrick aveva già lavorato con Alcott per 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica e avrebbe continuato in Shining.[16] Alcott venne premiato per il lavoro svolto su Barry Lyndon con un premio Oscar 1976.[3]
L'intento di Kubrick era quello di girare il film senza alcun ausilio di luci artificiali, così da donare alla pellicola un aspetto realistico, «quello di un dipinto o un affresco».[6] Per questo, durante la fase di pre-produzione del film, il regista girò in lungo e in largo alla ricerca di obiettivi molto luminosi.[4] Il compito non fu difficilissimo per Kubrick, che aveva lavorato per diverso tempo alla rivista statunitense Look.[6] Ed DiGiulio, presidente della Cinema Products Corp., rivela che Kubrick giunse un giorno con una proposta quasi "assurda": «Mi chiamò per chiedermi se [...] era possibile adattare per la BNC l'obiettivo Zeiss che si era appena procurato e che aveva una focale da 50 millimetri e un'apertura massima di f/0.7. Quando lessi le specifiche delle dimensioni, conclusi che sarebbe stato impossibile collegarlo alla sua BNC a causa del diametro e anche perché la parte posteriore sarebbe arrivata a soli 4 mm dal piano della pellicola».[4] Nonostante questo Kubrick insistette sino a quando DiGiulio non accettò di approfondire la questione.[4]
All'uscita, nel dicembre 1975, il film venne apprezzato particolarmente,[17] per le sue atmosfere barocche, la fotografia e la scenografia.[17] Nonostante tutto, l'accoglienza da parte del pubblico non fu delle più calorose[17] e il critico italiano Enzo Ungari, ad esempio, nel 1976, la definì «svagata»[17] e asserì che Barry Lyndon aveva avuto un po' ovunque degli apprezzamenti «grigiamente positivi».[17]
Brian Koller scrisse che il film è il secondo più bello di Kubrick, successivo solo al Dottor Stranamore, che cattura e fa saltare lo spettatore in un mondo sin troppo realistico.[18] In seguito al successo - quantomeno sotto il punto di vista critico - del film, negli anni successivi molti registi sfornarono una serie di film storici ambientati nel '700, che cercavano di ricreare le atmosfere realistiche: tra questi, I duellanti di Ridley Scott, in cui per altro i duelli svolgono un ruolo fondamentale.
Registi italiani come Bernardo Bertolucci, però, sottolinearono il fatto che anche questo film, come già accadeva in 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica, metteva in risalto il sentimento di amore/odio che Kubrick prova verso la civiltà umana