Rispondere al post "Ripiegamento delle unità sconfitte" mi ha suggerito un argomento che mi è particolarmente caro, ossia l'errore nel Wargame.
Nei miei anni da wargamer ho sempre notato un certo sbeffeggio verso i miei colleghi wargamer da parte di coloro che non conoscono la materia, ma a volte anche dagli stessi addetti ai lavori.
Ha vinto la partita perchè ha avuto cu...lo . E' il campione italiano dei pupazzetti . Cosa fa quello, gioca coi soldatini alla sua età ?!
Conosco gente addirittura che si vergogna a dire in giro qual è il suo hobby. Va bene, sono d'accordo sul non prendersi troppo seriamente, ma qui veniamo messi, anzi spesso ci mettiamo da soli, ad una perenne gogna psicologica.
Tralasciando il fatto che secondo me è meglio giocare con i pupazzetti che andare allo stadio a spaccare teste, perchè dobbiamo ritenerci hobbysti di serie B?
Se ad esempio alle stesse persone che ci dileggiano gli chiediamo un'opinione sugli scacchi, allora la cosa cambia. Ehhh, beh quello è un gioco serio... difficile... lì, micca si usano i dadi, non è micca una questione di fortuna.
A parte che la fortuna non si può accendere e spegnere come un interruttore e agisce in modo imperscrutabile in qualsiasi azione umana, negli scacchi, come nello sport, come nel lavoro, nell'amore e via dicendo, la misura dell'abilità di una persona andrebbe valutata su altre basi.
L'abilità, a prescindere dall'arte in cui uno si cimenta, sta nel compiere il minore numero di errori. Ciò non significa che uno deve lanciare meglio il dado, ma significa porsi nelle condizioni migliori per ottenere l'obbiettivo.
L'errore però per essere considerato tale deve essere oggettivo. Se ogni nostra decisione risultasse equivalente, ciò significherebbe che le scelte del giocatore sarebbero del tutto ininfluenti sulle sorti della battaglia e questo ridurrebbe il gioco ad un tiro di dadi e allora si che avrebbero ragione. Se invece il regolamento vi permette di individuare decisioni migliori di altre, allora il wargame diventa anche un esercizio intellettuale con tutta la sua dignità e il rispetto ad esso dovuto.
Maggiori saranno le possibilità di errore, maggiori saranno le scelte da poter operare e maggiore sarà il margine di crescita delle persone che vi giocano.
Detto questo non c'è nulla di male nello staccare la spina al cervello e urlare: "Alla carica miei prodi! E poi succeda quel che succeda".
Peggio sarebbe se questa fosse l'unica chiave d'uso del wargame. Mi auguro di aver concesso ai giocatori di Anticamente una piacevole scelta
Nei miei anni da wargamer ho sempre notato un certo sbeffeggio verso i miei colleghi wargamer da parte di coloro che non conoscono la materia, ma a volte anche dagli stessi addetti ai lavori.
Ha vinto la partita perchè ha avuto cu...lo . E' il campione italiano dei pupazzetti . Cosa fa quello, gioca coi soldatini alla sua età ?!
Conosco gente addirittura che si vergogna a dire in giro qual è il suo hobby. Va bene, sono d'accordo sul non prendersi troppo seriamente, ma qui veniamo messi, anzi spesso ci mettiamo da soli, ad una perenne gogna psicologica.
Tralasciando il fatto che secondo me è meglio giocare con i pupazzetti che andare allo stadio a spaccare teste, perchè dobbiamo ritenerci hobbysti di serie B?
Se ad esempio alle stesse persone che ci dileggiano gli chiediamo un'opinione sugli scacchi, allora la cosa cambia. Ehhh, beh quello è un gioco serio... difficile... lì, micca si usano i dadi, non è micca una questione di fortuna.
A parte che la fortuna non si può accendere e spegnere come un interruttore e agisce in modo imperscrutabile in qualsiasi azione umana, negli scacchi, come nello sport, come nel lavoro, nell'amore e via dicendo, la misura dell'abilità di una persona andrebbe valutata su altre basi.
L'abilità, a prescindere dall'arte in cui uno si cimenta, sta nel compiere il minore numero di errori. Ciò non significa che uno deve lanciare meglio il dado, ma significa porsi nelle condizioni migliori per ottenere l'obbiettivo.
L'errore però per essere considerato tale deve essere oggettivo. Se ogni nostra decisione risultasse equivalente, ciò significherebbe che le scelte del giocatore sarebbero del tutto ininfluenti sulle sorti della battaglia e questo ridurrebbe il gioco ad un tiro di dadi e allora si che avrebbero ragione. Se invece il regolamento vi permette di individuare decisioni migliori di altre, allora il wargame diventa anche un esercizio intellettuale con tutta la sua dignità e il rispetto ad esso dovuto.
Maggiori saranno le possibilità di errore, maggiori saranno le scelte da poter operare e maggiore sarà il margine di crescita delle persone che vi giocano.
Detto questo non c'è nulla di male nello staccare la spina al cervello e urlare: "Alla carica miei prodi! E poi succeda quel che succeda".
Peggio sarebbe se questa fosse l'unica chiave d'uso del wargame. Mi auguro di aver concesso ai giocatori di Anticamente una piacevole scelta