Il mestiere delle armi Da Wikipedia,
Paese Italia
Anno 2001
Durata 100 min
Colore colore
Audio sonoro
Genere avventura, guerra, drammatico, storico
Regia Ermanno Olmi
Soggetto Ermanno Olmi
Sceneggiatura Ermanno Olmi
Produttore Luigi Musini, Roberto Cicutto, Ermanno Olmi (Cinema11undici), RAI Cinema, Studio Canal, Taurusproduktion
Fotografia Fabio Olmi
Montaggio Paolo Cottignola
Effetti speciali Fabio Traversari
Musiche Fabio Vacchi
Scenografia Luigi Marchione
Costumi Francesca Sartori
Trucco Giulio Pezza
Interpreti e personaggi
Hristo Jivkov: Giovanni De' Medici
Desislava Tenekedjieva: Maria Salviati
Sandra Ceccarelli: Nobildonna di Mantova
Sasa Vulicevic: Pietro Aretino
Sergio Grammatico: Federico Gonzaga
Dimitar Ratchkov: Luc'Antonio Cuppano
Aldo Toscano: Loyso Gonzaga
Fabio Giubbani: Matteo Cusastro
Franco Palmieri: Paolo Giovio
Premi
9 David di Donatello 2002: miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura, migliore produttore, migliore colonna sonora, migliore fotografia, migliore montaggio, migliore scenografia e migliori costumi
3 Nastri d'argento 2001: miglior fotografia, migliore scenografia e migliori costumi
Il mestiere delle armi è un film del 2001 diretto da Ermanno Olmi, presentato in concorso al 54º Festival di Cannes.
Trama
Il mestiere delle armi narra degli ultimi giorni di vita di Giovanni dalle Bande Nere, pseudonimo di Giovanni De' Medici, soldato di ventura italiano al servizio dello Stato Pontificio durante le guerre d'Italia nella prima metà del XVI secolo.
Dopo la formazione della Lega di Cognac tra Papato, Francia e Repubblica di Venezia contro lo strapotere di Carlo V, re di Spagna e imperatore del Sacro Romano Impero, un'armata imperiale di lanzichenecchi luterani al comando del veterano Georg von Frundsberg scende in Italia con l'obiettivo di saccheggiare Roma e punire il voltafaccia del Papa.
Consapevole della scarsità delle proprie truppe, Giovanni adotta una tattica basata sull'impiego di un manipolo di cavalleggeri e archibugeri a cavallo. Attacca con brevi schermaglie i vettovagliamenti degli imperiali in modo da ritardarne la marcia.
Il marchese di Mantova Federico Gonzaga, intenzionato ad evitare la guerra sui suoi territori, sceglie di lasciare via libera ai lanzichenecchi. Li lascia transitare attraverso la porta fortificata di Curtatone negando il passo, poche ore dopo, alle truppe pontificie guidate da Giovanni.
Contemporaneamente il Duca di Ferrara Alfonso I d'Este, in cambio del matrimonio di suo figlio con una principessa imperiale, dona a Frundsberg quattro pezzi di artiglieria (falconetti) in grado di perforare qualsiasi tipo d'armatura.
Lanzichenecchi in battagliaGiovanni riesce tuttavia a raggiungere un gruppo di soldati imperiali presso la fornace di Governolo, tra i quali vi è lo stesso generale Frundsberg. L'attacco si risolve in un fallimento: dietro le barricate di mattoni sono nascosti i cannoni e il capitano italiano è ferito gravemente ad una gamba.
La ferita profonda si infetta rapidamente provocando una cancrena. Nonostante l'amputazione dell'arto, Giovanni morirà di sepsi. L'esercito dei lanzichenecchi di Frundsberg ha così via libera verso Roma, che sarà saccheggiata dagli imperiali il 6 maggio 1527.
Commento+
La compassione che Ermanno Olmi rivolge al suo personaggio sul letto di morte non è inferiore a quella rivolta ai poveri soldati che bruciano un crocifisso per riscaldarsi. Per descrivere la guerra il regista non ha bisogno del sangue. La sofferenza viene dal freddo, dalla fame e dal peso delle armi e delle armature trascinate sulla neve nella pianura padana.[1]
Perché "il mestiere delle armi"? Perché Giovanni è un soldato e come tale rifiuta di essere uno strumento nelle mani della politica. Nonostante gli inganni ed i tradimenti, sceglie comunque di andare incontro al suo destino perché, come diceva George Orwell, le azioni anche se sono prive di effetto non per questo risultano prive di significato.[2]
Di fronte alla morte la sua preoccupazione non è quella di un'improbabile salvezza eterna ma solo quella del suo ricordo e della sua integrità riassunta nella bella semplicità di una frase: «Vogliatemi bene quando non ci sarò più».
Nel film non è da trascurare inoltre l'aspetto storiografico. Il mestiere delle armi di Giovanni dalle Bande nere è ormai sorpassato dai nuovi strumenti di morte: le armi da fuoco come i cannoni dell'esercito di Georg von Frundsberg, di fronte ai quali nulla possono più le armature. Non si tratta soltanto di una innovazione tecnologica dell'arte della guerra, ma di una crisi di quei valori che prima ispiravano il combattimento; ormai non conta più il coraggio individuale o l'abilità dello stratega; non ci sono più scontri corpo a corpo dove vince il più valoroso, la morte ora viene da lontano e non ti lascia scampo; ciò che importa sono le capacità tecniche, saper usare le nuove armi e, soprattutto, avere denari per acquistare le nuove potenti e costose artiglierie. Ormai
(FR)
« c'est l'argent qui fait la guerre »
(IT)
« è il denaro che fa la guerra »
I falconetti del generale Georg von Frundsberg segnano la fine di un'epoca: il medioevo e l'età dei cavalieri e dei loro castelli sta finendo sotto i colpi dei cannoni che mettono presto fine ai lunghi assedi feudali.
Giovanni dalle Bande Nere si batte per il vecchio stato papale, per sostenerne il potere temporale e spirituale che sta ormai finendo con l'avvento dello stato moderno, delle nuove monarchie nazionali. Anche il grande Impero di Carlo V, ora vincitore con le armi contro il papato di Clemente VII, sarà col tempo sconfitto dalla nuova Francia nazionale dei successori di Francesco I ed Enrico II. La vecchia idea dell'Impero universale dovrà arrendersi alla nuova idea di nazione.
Bello ,veramente ben fatto,un grande Olmi
Il Giglio