- I Tiles del terreno riflettono il flash e non sono il max. per un fotografo: alle luci dell' alba, diciamo, il campo di Maratone appariva all'incirca cos'^.
- Come introduzione alla battaglia di Maratona, iniziata a gipcare a Trieste con il polemarco Rodolfo, riportiamo queste pagine del prof. Sabin dal suo libro LOST BATTLES dedicate in particolare alla battaglia in questione ed alla sua possibile ricostruzione.
La battaglia di Maratona è, secondo Sabin, un classico caso di piramide rovesciata degli studi storici: ossia su pochi dati – un centinaio di parole di Erodoto (Storie VI. 111-17 ) – si sono scritti molte opere, ma tutte fortemente congetturali.
Certo, la battaglia di Maratona ha avuto luogo nella pianura di Maratona, ma sin dalla antichità è in discussione di quanto quella pianura sia cambiata, dove fosse collocato il campo degli ateniesi, e sopratutto quale sia stato l’orientamento degli schieramenti sul terreno. Tanti autori ( Hammond, Lazeby, Prichett, Burn, Doeges, Sekunda, Santosuosso, Hook ) offrono diverse ipotesi su questo punto;
Secondo Sabin può esser utile prendere in considerazione la scala. Erodoto dice che gli ateniesi caricarono per 8 stadi ( 1,5 km ) e poiché c’è un, all’ incirca, unanime consenso sul fatto che lo schieramento Ateniese fosse di 8 linee sulle ali e di 4 sul centro, ragionando con i quadrati del campo di Lost Battles, ogni quadrato dovrebbe rappresentare circa 500 metri ed il campo di battaglia nel suo insieme misurare da 2 km a 2,5 km.
La pianura attualmente è di circa 3 km di larghezza fra le montagne ed il mare e circa 6 km ci sono fra il monte Agrieliki e la Grande Palude. Quindi non c’ molta necessità di orientare con maggior precisione il campo poiché la maggior parte resterebbe fuori dal nostro campo di battaglia in ogni caso. Il fiume Charadra attualmente divide la pianura ma non abbiamo idea del suo antico corso e non giocò nessun ruolo – per quello che si sa – nella battaglia.
Similmente noi non siamo nemmeno sicuri che la attuale Piccola Palude sulla costa vicino al Monte Agrieliki esistesse nella antichità. Il solo aspetto del terreno che merita una qualche rappresentazione è la linea della spiaggia. Si è scelto quindi di rappresentare la spiaggia sulla ala sinistra dello schieramento persiano ( secondo le ipotesi di Prichett, Burn e Doeges ) ma si potrebbe, in modo altrettanto legittimo, estendere la spiaggia dalla sinistra Persiana alla ala destra Greca, se si preferisce un modello più perpendicolare al mare. Poiché gli ateniesi non avevano alcuna cavalleria, ed il fianco opposto è in ogni caso aperto, non abbiamo nessuna conseguenza per la nostra ricostruzione.
Lo schieramento greco è quello dei due più facilmente da ricostruire: Erodoto non ci dà nessun dato preciso, ma Giustino ( II. 9 ) dice che c’erano 10.000 Ateniesi e 1000 Plateesi, mentre Cornelio Nepote ( Milziade 5 ) dice che erano 10.000 compresi i Plateesi. Queste affermazioni sono abbastanza dubbie ma grosso modo coincidono con gli 8000 ateniesi e 600 Plateesi che Erodoto ( IX. 28 ) furono schierati a Platea 11 anni più tardi. Pertanto la maggior parte degli studiosi concorda sul numero tondo di 10.000 uomini.
Pausania ( 1.32 ) parla anche di schiavi che combatterono e furono sepolti a Maratona, ma – a differenza che per Platea – Erodoto non dice nulla della loro presenza, così non è sembrato il caso di includerli in una distinto gruppo di armati alla leggera. Nella simulazione di Lost Battles questi opliti cono stati classificati come Average , in quanto non ci sono motivi per pensare che fossero particolarmente buoni o particolarmente cattivi.
Prendendo un indice di 1 Unità = 500 Uomini, nella simulazione abbiamo 20 Unità. Il Polemarco Callimaco – che morirà quando la battaglia avrà raggiunto le navi persiane – sembra esser la cosa più vicina ad un CiC ed è stato classificato come un Leader Uninspired ( Una attivazione Libera ed una Bonus attack libero ) schierato sulla ala dx ed aggregato ad una Unità di Opliti. Quindi l’ esercito greco ha 20 Unità x 2 fighting Value = 60 + 3 di Callimaco = 63 , quindi 6 Punti Comando ( + D6) di Ordini per turno.
L’esercito persiano è quasi un enigma. Di nuovo Erodoto non ci dà numeri e i dati di Cornelio Nepote di 10.000 di Cavalleria e 100.000 di Fanteria ( Milziade 4 ) o di Giustino: 600.000 ( II. 9) sono palesemente assurdi . Gli studiosi moderni si orientano su 20.000, 25.000 uomini poiché coincide con le 600 triremi di Erodoto ( 30, 40 uomini per nave ) ed anche può coincidere con i 6.400 morti persiani riferiti da Erodoto. ( VI. 95 e 117 ). Un altro autore, - Doegens – ritiene che sino ancora meno – 12,000, 15.000 perché “ una forza maggiore, non importa se bene o male equipaggiata o guidata avrebbe comunque soprafatto i Greci.. “ ; un altro – Sekunda – fa una via di mezzo: un numero complessivo di 25.000 ma solo metà ingaggiata in battaglia: gli altri erano rimasti sulle navi per colpire Atene. Queste cifre, a favore di una minor differenza di numeri ha una certa credibilità, poiché in quel momento i Greci non avevano ancora sviluppato un senso di superiorità verso i Persiani – come invece ci testimonia Erodoto per un episodio successivo: VI.112 – ( e quindi non avrebbero ricercato la battaglia in presenza di forze largamente preponderanti ).
Al centro dello schieramento Persiano nella simulazione sono state schierate le truppe native persiane, - Average – ai lati quelle dei popoli soggetti classificate come Levy. Quindi in via sempre altamente congetturale possiamo pensare ad una forza persiana di 10.000 Medi rafforzati da più piccoli contingenti di Persiani, Saka e Ionici ( tutti questi menzionati da Erodoto )per 8.000 uomini. Gli Ionici saranno stati opliti, mentre le fanterie asiatiche saranno state una enigmatica combinazione di arcieri e lancieri classificabili come Heavy Infantry Archers.
L’incertezza poi maggiore per lo schieramento Persiano riguarda poi la cavalleria. Gli studiosi parlano di un contingente di 1.000 Cavalieri, ma qualcuno anche lo abbassa a 200. ( Evans e Doegens ) . In un testo tardo antico però – la Suda sec. X dC - si dice che gli Ateniesi furono indotti all’ attacco proprio dalla notizia che “ la cavalleria non c’era “ . Comunque, se la Cavalleria prese parte chiaramente non fece la differenza e quindi non si è ritenuto da schierarla un contingente di grandi dimensioni: sullo scenario è presente una Unità di Cav. Average ed una di Levy, rappresentanti circa 750 uomini, e sono solo l’8% della intero Fighting Value dei Persiani.
Non sappiamo neanche quale ruolo svolsero nella battaglia i due generali Dati ed Artaferne, ma di entrambi Erodoto dice che sopravvissero allo scontro. ( VI.118-19 ) ; Quindi sono stati classificati come Generali ( possono muoversi sul campo ) Unispired e portano il complessivo Fighting Value dei Persiani a 59, 4 di meno dei Greci. ( 5 Comandi )
Gli ateniesi all’ attacco muovono naturalmente per primi, nella formazione più sottile al cento 8 – 4 - 8 con la Key zone in centro. Limiti di Ammassamento – non più di 12 per quadrato - costringono poi ad allargare lo schieramento persiano , mettendo le truppe migliori al centro per disputare la zona chiave, le altre e le Cav. alle ali. Il piazzamento degli Ioni a dx è del tutto ipotetico. Una interessante tattica per i persiani sarebbe di “ rifiutare “una delle loro ali di fanteria ed usare il centro e la Cav, per prendere in mezzo al tiro di frecce gli ateniesi, usando, come facevano, in modo combinato Cav. e Fanterie.
Per prevenire ciò gli Ateniesi dovrebbero portare le due Unità di Opliti avanzate sui loro fianchi per simulare una estesa linea greca e prevenire prese sul fianco della Cav., come dice Erodoto stesso ( VI. 111 ) : ricordiamo che la battaglia si svolge su 9 Turni, poi si contano i punti, nei quali grande importanza ha il controllo delle zone indicate come Chiave .
La simulazione dovrebbe risolversi con i Persiani che cercano di rompere al centro e gli ateniesi che cercano di fare altrettanto, ma alle ali. Gli studiosi hanno a lungo dibattuto la descrizione di Erodoto ( VI 113 ) della ali greche che interrompono il loro inseguimento e si riuniscono per attaccare il centro persiano.
Ciò apparentemente implica che esse ruotarono completamente su se stesse e ripresero la battaglia su un fronte capovolto ma non spiega la affermazione di Erodoto che i Persiani fuggirono sulle navi quando il centro greco stava fuggendo verso terra. Hammond cerca di spiegare ciò ponendo la battaglia parallela alla costa e con una non buona prestazione dei Plateesi ad Est che permisero ai Persiani di fuggire verso la costa. Burn e Lazeby suggeriscono invece che quello che accadde fu un attacco su entrambi i fianchi, con gli ateniesi alle ali che presero in mezzo i Persiani.
Il modello della simulazione a zona favorisce chiaramente questa ultima interpretazione me se entrambe le armate hanno successo nel rompere il loro nemico frontale ed avanzare nella seconda metà ( nemica ) del campo, - con i Greci che avanzano prima per via della proibizione di avanzamento degli opliti che sono stati circondati) allora è perfettamente concepibile che le ali ateniesi possano riunirsi insieme durante le manovre successive.
Il problema di fondo della ricostruzione di Maratona – al di là del numero e della qualità della cavalleria e dell’ orientamento del campo – resta il numero della fanteria persiana e da esso dipende grandemente il risultato della simulazione.
L’iniziale successo dei Persiani al centro dimostra che gli opliti greci non godevano di una superiorità a prescindere dal numero e per una ordinaria milizia ateniese vincere contro un rapporto 2:1 o 3: 1, come si dà per scontato, è in realtà molto problematico.
Sarebbe difficile fare un’ armata persiana ancora più grande di quella dello scenario senza dare ai Persiani i troppe chance di una vittoria schiacciante, e le perdite di 6.400 persiani contro appena 192 ateniesi potrebbero bene sottintendere che la forza persiana era molte migliaia di meno.
- Bisogna ricordare - aggiungiamo noi - inoltre, una meccanica del gioco ed una regola particolare per gli Opliti:
- scegliendo un ALL OUT ATTACK, l’attaccante può infliggere un danno in più al nemico a costo però di ( flippare, girare, metter sul lato 2 ) disordinare la propria Unità; se questa Unità sarà a sua volta colpita dal nemico e non potrà – o vorrà – assegnare il danno ad un’ altra Unità integra nella zona, l’ Unità sarà distrutta, con conseguenti morali per tutti..... ( ci sono infatti solo 2 livelli di Status: Fresh e Spent , dopo c’è la rimozione dal gioco );
- ebbene, per gli Opliti è obbligatorio usare sempre l’ ALL OUT ATTACK con il risultato di una grande efficacia nel combattimento ma anche di una rapido degradarsi dello Status.
- La corsa degli Opliti verso le linee persiane:
- dettaglio dell' ala dx, con il polemarco Callimaco
- nel mezzo della mischia:
- i fant_arcieri persiani:
- Come sempre accade quando si affronta un nnuovo regolamento, alcuni punti che alla lettura sembravano senza problemi nella pratica hannpo creato difficoltà, per altri se sembravano " non chiari ", nel gioco si è visto che scorrevano bene e così, alla fine dell' incontro, direi che il regolamento di Sabin ci ha convinti in fatto di giocabilità, approssimazione al dettaglio tattico, e coinvolgimento.
- Infatti, contrariamente a quanto avevo sentito, ossia che [i]"non si sentiva il il sangue e la polvere "[i] direi che il meccanismo di far partire - per l' attaccante - da una zona un certo numero di attacchi e di poter amministrare - per l'attaccato - le perdite sulle Unità presenti nella zona, e poi, come spiegato sopra, la meccanica dell ALL OUT ATTACK danno l'emozione della scelta, del risultato, della evidenza del rapido degrado dello Status delle truppe e l' incubo dei frequenti tests di morale, per cui il gioco risulta coinvolgente e cruento tanto quanto quelli a cui siamo abituati.
- Non siamo ancora arrivati alla quantificazione dei livelli di Vittoria, dove un complesso meccanismo di handicap e di calcolo della situazione delle zone dà il risultato, per cui si vedrà, ma finora siamo curiosi di rifare una altra Maratona per applicare al meglio le regole e regolette venute fuori questa prima volta.
- A breve, su richiesa, se veramente interessati, non perditiempo, un riassuntino delle regole fondamentali.
- Come introduzione alla battaglia di Maratona, iniziata a gipcare a Trieste con il polemarco Rodolfo, riportiamo queste pagine del prof. Sabin dal suo libro LOST BATTLES dedicate in particolare alla battaglia in questione ed alla sua possibile ricostruzione.
La battaglia di Maratona è, secondo Sabin, un classico caso di piramide rovesciata degli studi storici: ossia su pochi dati – un centinaio di parole di Erodoto (Storie VI. 111-17 ) – si sono scritti molte opere, ma tutte fortemente congetturali.
Certo, la battaglia di Maratona ha avuto luogo nella pianura di Maratona, ma sin dalla antichità è in discussione di quanto quella pianura sia cambiata, dove fosse collocato il campo degli ateniesi, e sopratutto quale sia stato l’orientamento degli schieramenti sul terreno. Tanti autori ( Hammond, Lazeby, Prichett, Burn, Doeges, Sekunda, Santosuosso, Hook ) offrono diverse ipotesi su questo punto;
Secondo Sabin può esser utile prendere in considerazione la scala. Erodoto dice che gli ateniesi caricarono per 8 stadi ( 1,5 km ) e poiché c’è un, all’ incirca, unanime consenso sul fatto che lo schieramento Ateniese fosse di 8 linee sulle ali e di 4 sul centro, ragionando con i quadrati del campo di Lost Battles, ogni quadrato dovrebbe rappresentare circa 500 metri ed il campo di battaglia nel suo insieme misurare da 2 km a 2,5 km.
La pianura attualmente è di circa 3 km di larghezza fra le montagne ed il mare e circa 6 km ci sono fra il monte Agrieliki e la Grande Palude. Quindi non c’ molta necessità di orientare con maggior precisione il campo poiché la maggior parte resterebbe fuori dal nostro campo di battaglia in ogni caso. Il fiume Charadra attualmente divide la pianura ma non abbiamo idea del suo antico corso e non giocò nessun ruolo – per quello che si sa – nella battaglia.
Similmente noi non siamo nemmeno sicuri che la attuale Piccola Palude sulla costa vicino al Monte Agrieliki esistesse nella antichità. Il solo aspetto del terreno che merita una qualche rappresentazione è la linea della spiaggia. Si è scelto quindi di rappresentare la spiaggia sulla ala sinistra dello schieramento persiano ( secondo le ipotesi di Prichett, Burn e Doeges ) ma si potrebbe, in modo altrettanto legittimo, estendere la spiaggia dalla sinistra Persiana alla ala destra Greca, se si preferisce un modello più perpendicolare al mare. Poiché gli ateniesi non avevano alcuna cavalleria, ed il fianco opposto è in ogni caso aperto, non abbiamo nessuna conseguenza per la nostra ricostruzione.
Lo schieramento greco è quello dei due più facilmente da ricostruire: Erodoto non ci dà nessun dato preciso, ma Giustino ( II. 9 ) dice che c’erano 10.000 Ateniesi e 1000 Plateesi, mentre Cornelio Nepote ( Milziade 5 ) dice che erano 10.000 compresi i Plateesi. Queste affermazioni sono abbastanza dubbie ma grosso modo coincidono con gli 8000 ateniesi e 600 Plateesi che Erodoto ( IX. 28 ) furono schierati a Platea 11 anni più tardi. Pertanto la maggior parte degli studiosi concorda sul numero tondo di 10.000 uomini.
Pausania ( 1.32 ) parla anche di schiavi che combatterono e furono sepolti a Maratona, ma – a differenza che per Platea – Erodoto non dice nulla della loro presenza, così non è sembrato il caso di includerli in una distinto gruppo di armati alla leggera. Nella simulazione di Lost Battles questi opliti cono stati classificati come Average , in quanto non ci sono motivi per pensare che fossero particolarmente buoni o particolarmente cattivi.
Prendendo un indice di 1 Unità = 500 Uomini, nella simulazione abbiamo 20 Unità. Il Polemarco Callimaco – che morirà quando la battaglia avrà raggiunto le navi persiane – sembra esser la cosa più vicina ad un CiC ed è stato classificato come un Leader Uninspired ( Una attivazione Libera ed una Bonus attack libero ) schierato sulla ala dx ed aggregato ad una Unità di Opliti. Quindi l’ esercito greco ha 20 Unità x 2 fighting Value = 60 + 3 di Callimaco = 63 , quindi 6 Punti Comando ( + D6) di Ordini per turno.
L’esercito persiano è quasi un enigma. Di nuovo Erodoto non ci dà numeri e i dati di Cornelio Nepote di 10.000 di Cavalleria e 100.000 di Fanteria ( Milziade 4 ) o di Giustino: 600.000 ( II. 9) sono palesemente assurdi . Gli studiosi moderni si orientano su 20.000, 25.000 uomini poiché coincide con le 600 triremi di Erodoto ( 30, 40 uomini per nave ) ed anche può coincidere con i 6.400 morti persiani riferiti da Erodoto. ( VI. 95 e 117 ). Un altro autore, - Doegens – ritiene che sino ancora meno – 12,000, 15.000 perché “ una forza maggiore, non importa se bene o male equipaggiata o guidata avrebbe comunque soprafatto i Greci.. “ ; un altro – Sekunda – fa una via di mezzo: un numero complessivo di 25.000 ma solo metà ingaggiata in battaglia: gli altri erano rimasti sulle navi per colpire Atene. Queste cifre, a favore di una minor differenza di numeri ha una certa credibilità, poiché in quel momento i Greci non avevano ancora sviluppato un senso di superiorità verso i Persiani – come invece ci testimonia Erodoto per un episodio successivo: VI.112 – ( e quindi non avrebbero ricercato la battaglia in presenza di forze largamente preponderanti ).
Al centro dello schieramento Persiano nella simulazione sono state schierate le truppe native persiane, - Average – ai lati quelle dei popoli soggetti classificate come Levy. Quindi in via sempre altamente congetturale possiamo pensare ad una forza persiana di 10.000 Medi rafforzati da più piccoli contingenti di Persiani, Saka e Ionici ( tutti questi menzionati da Erodoto )per 8.000 uomini. Gli Ionici saranno stati opliti, mentre le fanterie asiatiche saranno state una enigmatica combinazione di arcieri e lancieri classificabili come Heavy Infantry Archers.
L’incertezza poi maggiore per lo schieramento Persiano riguarda poi la cavalleria. Gli studiosi parlano di un contingente di 1.000 Cavalieri, ma qualcuno anche lo abbassa a 200. ( Evans e Doegens ) . In un testo tardo antico però – la Suda sec. X dC - si dice che gli Ateniesi furono indotti all’ attacco proprio dalla notizia che “ la cavalleria non c’era “ . Comunque, se la Cavalleria prese parte chiaramente non fece la differenza e quindi non si è ritenuto da schierarla un contingente di grandi dimensioni: sullo scenario è presente una Unità di Cav. Average ed una di Levy, rappresentanti circa 750 uomini, e sono solo l’8% della intero Fighting Value dei Persiani.
Non sappiamo neanche quale ruolo svolsero nella battaglia i due generali Dati ed Artaferne, ma di entrambi Erodoto dice che sopravvissero allo scontro. ( VI.118-19 ) ; Quindi sono stati classificati come Generali ( possono muoversi sul campo ) Unispired e portano il complessivo Fighting Value dei Persiani a 59, 4 di meno dei Greci. ( 5 Comandi )
Gli ateniesi all’ attacco muovono naturalmente per primi, nella formazione più sottile al cento 8 – 4 - 8 con la Key zone in centro. Limiti di Ammassamento – non più di 12 per quadrato - costringono poi ad allargare lo schieramento persiano , mettendo le truppe migliori al centro per disputare la zona chiave, le altre e le Cav. alle ali. Il piazzamento degli Ioni a dx è del tutto ipotetico. Una interessante tattica per i persiani sarebbe di “ rifiutare “una delle loro ali di fanteria ed usare il centro e la Cav, per prendere in mezzo al tiro di frecce gli ateniesi, usando, come facevano, in modo combinato Cav. e Fanterie.
Per prevenire ciò gli Ateniesi dovrebbero portare le due Unità di Opliti avanzate sui loro fianchi per simulare una estesa linea greca e prevenire prese sul fianco della Cav., come dice Erodoto stesso ( VI. 111 ) : ricordiamo che la battaglia si svolge su 9 Turni, poi si contano i punti, nei quali grande importanza ha il controllo delle zone indicate come Chiave .
La simulazione dovrebbe risolversi con i Persiani che cercano di rompere al centro e gli ateniesi che cercano di fare altrettanto, ma alle ali. Gli studiosi hanno a lungo dibattuto la descrizione di Erodoto ( VI 113 ) della ali greche che interrompono il loro inseguimento e si riuniscono per attaccare il centro persiano.
Ciò apparentemente implica che esse ruotarono completamente su se stesse e ripresero la battaglia su un fronte capovolto ma non spiega la affermazione di Erodoto che i Persiani fuggirono sulle navi quando il centro greco stava fuggendo verso terra. Hammond cerca di spiegare ciò ponendo la battaglia parallela alla costa e con una non buona prestazione dei Plateesi ad Est che permisero ai Persiani di fuggire verso la costa. Burn e Lazeby suggeriscono invece che quello che accadde fu un attacco su entrambi i fianchi, con gli ateniesi alle ali che presero in mezzo i Persiani.
Il modello della simulazione a zona favorisce chiaramente questa ultima interpretazione me se entrambe le armate hanno successo nel rompere il loro nemico frontale ed avanzare nella seconda metà ( nemica ) del campo, - con i Greci che avanzano prima per via della proibizione di avanzamento degli opliti che sono stati circondati) allora è perfettamente concepibile che le ali ateniesi possano riunirsi insieme durante le manovre successive.
Il problema di fondo della ricostruzione di Maratona – al di là del numero e della qualità della cavalleria e dell’ orientamento del campo – resta il numero della fanteria persiana e da esso dipende grandemente il risultato della simulazione.
L’iniziale successo dei Persiani al centro dimostra che gli opliti greci non godevano di una superiorità a prescindere dal numero e per una ordinaria milizia ateniese vincere contro un rapporto 2:1 o 3: 1, come si dà per scontato, è in realtà molto problematico.
Sarebbe difficile fare un’ armata persiana ancora più grande di quella dello scenario senza dare ai Persiani i troppe chance di una vittoria schiacciante, e le perdite di 6.400 persiani contro appena 192 ateniesi potrebbero bene sottintendere che la forza persiana era molte migliaia di meno.
- Bisogna ricordare - aggiungiamo noi - inoltre, una meccanica del gioco ed una regola particolare per gli Opliti:
- scegliendo un ALL OUT ATTACK, l’attaccante può infliggere un danno in più al nemico a costo però di ( flippare, girare, metter sul lato 2 ) disordinare la propria Unità; se questa Unità sarà a sua volta colpita dal nemico e non potrà – o vorrà – assegnare il danno ad un’ altra Unità integra nella zona, l’ Unità sarà distrutta, con conseguenti morali per tutti..... ( ci sono infatti solo 2 livelli di Status: Fresh e Spent , dopo c’è la rimozione dal gioco );
- ebbene, per gli Opliti è obbligatorio usare sempre l’ ALL OUT ATTACK con il risultato di una grande efficacia nel combattimento ma anche di una rapido degradarsi dello Status.
- La corsa degli Opliti verso le linee persiane:
- dettaglio dell' ala dx, con il polemarco Callimaco
- nel mezzo della mischia:
- i fant_arcieri persiani:
- Come sempre accade quando si affronta un nnuovo regolamento, alcuni punti che alla lettura sembravano senza problemi nella pratica hannpo creato difficoltà, per altri se sembravano " non chiari ", nel gioco si è visto che scorrevano bene e così, alla fine dell' incontro, direi che il regolamento di Sabin ci ha convinti in fatto di giocabilità, approssimazione al dettaglio tattico, e coinvolgimento.
- Infatti, contrariamente a quanto avevo sentito, ossia che [i]"non si sentiva il il sangue e la polvere "[i] direi che il meccanismo di far partire - per l' attaccante - da una zona un certo numero di attacchi e di poter amministrare - per l'attaccato - le perdite sulle Unità presenti nella zona, e poi, come spiegato sopra, la meccanica dell ALL OUT ATTACK danno l'emozione della scelta, del risultato, della evidenza del rapido degrado dello Status delle truppe e l' incubo dei frequenti tests di morale, per cui il gioco risulta coinvolgente e cruento tanto quanto quelli a cui siamo abituati.
- Non siamo ancora arrivati alla quantificazione dei livelli di Vittoria, dove un complesso meccanismo di handicap e di calcolo della situazione delle zone dà il risultato, per cui si vedrà, ma finora siamo curiosi di rifare una altra Maratona per applicare al meglio le regole e regolette venute fuori questa prima volta.
- A breve, su richiesa, se veramente interessati, non perditiempo, un riassuntino delle regole fondamentali.